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mercoledì 16 luglio 2014

Like a Child


    La morsa di zio Gregory è sempre stata leggendaria. I suoi non erano abbracci, ma vere e proprie spire che si avvinghiavano intorno alle spalle sino a toglierti il fiato. Eppure, questa volta, vi era un calore ancora più marcato sia in lui che nello sguardo della zia Milena che ci aveva lasciati soli su richiesta del marito.

"E' tutto vero?"

    Avevo solo annuito sedendomi sulla poltrona chiara accanto alla sua. Mi aveva preso la mano con tutt'e due le sue e l'aveva baciata con tenerezza. 

"Ho parlato con mio fratello. Mi ha chiesto di testimoniare per lui in suo favore. Gli ho detto che ci avrei pensato per guadagnare tempo. Mi ha spiegato quale sarà la linea di azione e mi ha raccontato tutto...tutto." ribadisce "Vuole dire in tribunale che non sei sua figlia biologica, che quando l'ha scoperto ti ha tolto dal testamento e che tu, quando l'hai scoperto, hai messo in scena tutto questo per guadagnarci qualcosa. Questo rovinerà qualsiasi testimonianza del tuo psicologo e ..il tuo vero padre. Ha pensato a tutto Zoey."

    Mi ero morsa il labbro stringendo i pugni quando mi ero resa conto che stavo tremando dalla rabbia. Lo zio me le aveva accarezzate con calma. Ho sempre attribuito un grande merito a mia zia per il fatto che Gregory Miller non fosse come la maggioranza della "dinastia Miller": odiosi spacconi opportunisti, in grado di calpestare chiunque per ottenere ciò che vogliono.
Ma ora, ripensando al passato, mi rendo conto che lui, come me, è sempre stato una pecora nera.

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"Kevin, Zoey! A lavarvi le mani, c'è la merenda."
"Mamma! Mamma!"

    Kevin mi stava portando sulle spalle di corsa, sporco di fango e terra, eravamo andati a giocare sulla collinetta dietro casa ed ero scivolata lungo un burrone sbattendo forte la testa.
Si era allarmata l'intera casa e, dopo essersi accertati che non avessi alcun trauma cranico, si erano presi cura di me con amore. Erano tutti lì quando avevo ripreso i sensi: Kevin sul lettone accanto a me che giocava a un hologame per ingannare l'attesa, la zia sul bordo del letto che mi stringeva la mano e lo zio, nervoso, che camminava avanti ed indietro. 

"Si è svegliata caro..."
"C'hai fatto prendere un bello spavento signorina."
"Ve l'avevo detto che la testa di Zoey è più dura dell'albero che ha abbattuto con la sua capocciata. Allora, come ti senti calamità naturale? Hai ancora ...fame?"

   La faccia da mascalzone che aveva Kevin mi aveva fatto ridere e, per un momento, in quella famiglia, avevo trovato il mio angolo di serenità e mi sentivo...felice.

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"A Kevin hai detto nulla?"
"No."
"E' molto preoccupato per te."
"Lo so. Ho paura di come reagirà, gli voglio bene zio. Tengo a lui più di qualsiasi altra cosa. Tu come l'hai presa quando te l'ha detto?"
"Zoey... ho 64 anni, conosco tuo padre da quando eravamo bambini, e tua madre dal liceo. So che non è mai stata una campionessa in quanto a fedeltà coniugale e poi i tuoi capelli parlano da soli. George ha voluto ignorare l'evidenza a lungo. Mi spiace solo che abbia sfogato la sua frustrazione sulla persona sbagliata come mi spiace di non aver indagato a fondo sul cambio repentino tuo e loro, quando ne ho avuto l'occasione. Potrai mai perdonarmi, Zoey?"

    Avevo annuito e l'avevo abbracciato stretto stretto, un po' come faceva sempre lui con noi.

"Ti voglio bene zio."
"Anche io scricciolo. Dirò a mio fratello che non me la sento. E..Zoey. Se ti dovesse servire qualcosa per la causa, sai che puoi contare su di me e sulla zia, anche per testimoniare."
"Grazie...."

    Protetta dalle braccia forti di Gregor e da quelle quattro mura a me così familiari, mi sono sentita di nuovo bambina.