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giovedì 17 luglio 2014

La legge (non) è uguale per tutti


"Giura di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità?"
"Lo giuro..."




"Signorina Miller, è vero che era a conoscenza che George Miller non era il suo vero padre biologico?"
"E' vero."
"E che il qui presente Gerard Ford, è il suo padre biologico?"
"E' vero."
"Vedo che sarà uno dei test chiamati dall'accusa per diffamare il mio cliente."
"Obiezione vostro onore! L'avvocato Cartney cerca di influenzare la giuria."
"Obiezione accolta."
"Era a conoscenza che il mio cliente, dopo aver scoperto di essere stato imbrogliato, aveva modificato il testamento in modo che lei venisse esclusa?" 
"Si, mi aveva accennato qualcosa."
"E lei vorrebbe farci credere che è stata vittima di abusi e violenze da parte del mio assistito per quattordici anni e soltanto adesso ha avuto il coraggio di denunciarlo? Non crede che la tempistica sia alquanto... sospetta?"
"Obiezione, l'avvocato non sta formulando una domanda a cui la dottoressa Miller possa dare una vera risposta."
"Obiezione accolta. Signor Cartney, le consiglio di riformulare le sue domande con più attenzione."
"Va bene Vostro Onore, riformulo la domanda. Il mio assistito non ha mai messo in dubbio il fatto che recentemente sia stata violentata, ma è vero che sta sfruttando una situazione spiacevole per mettere sotto torchio un rispettato e stimato cardiochirurgo come il qui presente George Miller, solo per ottenere da lui una parte di quell'eredità che le è stata negata?"

    La rabbia aveva iniziato a ribollire già da diverso tempo, quell'uomo era irritante, presuntuoso e spocchioso. E se c'è una cosa che ho sempre odiato sono le persone come Paul Carntey. Da che ero salita alla sbarra e avevo fatto giuramento, aveva distorto ogni mia parola, l'aveva modellata a suo piacimento dipingendomi come un'opportunista senza scrupoli alla ricerca di soldi facili. 

"Rispettato e..stimato?" 

     Avevo cercato di controllarmi, c'avevo provato con tutta me stessa ma non c'ero riuscita. L'odio viscerale che nutrivo verso ciò che mi era stato fatto, il disgusto e il vomito che mi suscitava anche solo la presenza di quel viso che aveva abusato di me senza pietà, il ghigno soddisfatto dell'avvocato della difesa che, conscio di aver trovato il mio nervo scoperto, stava martellando la mia pazienza, avevano acceso la mia rabbia.

"RISPETTATO?"

      Tutti avevano sussultato sulla sedia. Il mio tono dolce, gentile e controllato che avevo mantenuto sino a quel momento, era andato al diavolo.

"Mi dica avvocato, che cosa c'è da rispettare in un uomo che violenta sua figlia? Sì..FIGLIA, perchè per quanto non abbia il suo sangue, il suo codice genetico, mi ha fatto da padre per dodici anni. Mi ha insegnato ad andare in bicicletta, a parlare, mi ha curato le ginocchia sbucciate, mi ha aiutato a costruire la casa sull'albero quindi E' mio padre!"
"Allora ammette di provare odio nei suoi confronti per averla disconosciuta..."
"QUELL'UOMO MI HA STUPRATO PER QUATTORDICI ANNI! [...]"

     Il martello del giudice batteva forte sul legno richiamando l'ordine in aula, intimandomi di moderare i toni. Io avevo perso ogni controllo sulle mie facoltà, e continuavo a vomitare, tra lacrime e urla, ciò che mi era stato fatto. Ma quello che più di tutto mi faceva male, era lo sguardo di pietra di George. Neanche di fronte all'evidenza aveva, in qualche modo, provato un minimo di rammarico per ciò che mi aveva fatto.

"Portatela via e fatela calmare!" 

    Aveva ordinato il giudice. Una guardia mi aveva afferrato bloccandomi le braccia, trascinandomi fuori mentre imploravo di lasciarmi andare. Kevin era corso fuori e aveva pagato la guardia perchè mi lasciasse a lui.
L'avevo solo abbracciato abbandonandomi ai singhiozzi mentre lui mi accarezzava la testa.
Solo quando avevo perso ogni briciolo di forza per reagire e avevo smesso di piangere da un po', aveva avuto il coraggio di parlare.

"Meno male che ero io quello che non doveva fare cazzate oggi." 
"..." 
"Zoey, non è stata colpa tua." 
"Gli ho dato esattamente quello che volevano." 
"Lo so... ma non è stata colpa tua. Se ci fossi stato io, gli avrei mollato un pugno in faccia a quel damerino."

Avevo riso...

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"E' terminata la causa lampo Miller contro Miller. E' stato consegnato questa mattina il verdetto all'unanimità della giuria dopo che sono state sentite le testimonianze da ambo le parti. E' stata emessa la sentenza di non colpevolezza per ogni capo di accusa attribuito a George Miller per mancanza di prove. Il [...]"

"Non dovresti sentire il notiziario Zoey..."

    Ero rimasta rannicchiata sul letto con la coperta che mi avvolgeva completamente, solo gli occhi spuntavano dalle ginocchia che m'ero portata al petto. Kevin si era seduto sul bordo e mi aveva guardato.

"Non se la caverà così facilmente...te lo prometto"

Avevo sorriso e avevo cercato la sua mano, in un muto ringraziamento. 

"Te l'ho detto. Va bene anche così. E' finita davvero. So che non mi cercherà più. Mai più." 
"Oh si... non lo farà mai più. Te lo posso assicurare..."

    Avevo osservato il suo sguardo. Era strano, ma era durato solo un attimo. Era sparito in cucina per ritornare con un vassoio colmo di ben di Dio.

"Hai intenzione di farmi ingrassare o è proprio un esperimento sul diabete?" 
"Mangia e stai zitta.... Lagna."