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domenica 28 settembre 2014

Come lanterne volanti


   Due lanterne che volano verso il cielo scuro cozzandosi tra loro. 

"[...] forse è meglio se poi prenda la mia roba."
"Lasciale qui. [...] mentre sarai via, avrò tempo per pensare..."

Passi veloci, nervosi, che si muovono verso la porta che viene richiusa subito dopo.

Si agganciano rischiando di cadere verso il basso

Bicchiere di vodka che viene svuotato istantaneamente al ricordo dei suoi occhi.

"Dev'essere una persona speciale per ridursi così..."
"[...] E' il migliore amico che si possa desiderare è semplicemente... splendido."

Cercano di resistere alla forza di gravità.

"[...]ti prego non odiarmi" 
"Non potrei mai odiarti. Quando sei andata via, ho provato un dolore dentro. Avevo sentito di aver perso un'altra persona. Ho perso tanti nella mia vita, ma non mi sono mai sentito così. E' così che sei stata quando hai perso Kevin? E' questo l'amore?"

E trovano l'equilibrio per riuscire a librarsi in alto come un'unica lanterna.

    Viso che si avvicina a quello di lui accarezzandone i capelli, dandogli tutto il tempo di spostarsi se lo desiderasse. Bacio che viene accolto con un abbraccio, mentre gli animi si calmano e il cuore vien riempito di quel sentimento in grado di alzarti in volo o bruciarti, come una lanterna di carta che cerca il suo cammino spostata dal vento.

 "Eh si, Henner Yunchang. Hai la sfortuna che mi sia proprio innamorata di te." 
"Gia... una sfortuna che non voglio perdermi."

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Mille luci che salivano in alto verso il cielo. 
La serata della vigilia dell' Exodus day l'avevo sempre aspettata con ansia, quest'anno più degli altri. La lanterna di Lee era già alta, le nostre volevamo lanciarle assieme. Si erano scontrate e, per un momento, eravamo convinti di doverle andare a recuperare da qualche parte invece, come noi, erano riuscite a trarre forza l'un dall'altro.
Mi ero accoccolata tra le sue braccia che vi avvolgevano come una coperta dandogli un bacio sotto la mascella con calma.

"Buona vigilia dell' Exodus day, tesoro."
"Buona vigilia a te, Zoey."

mercoledì 24 settembre 2014

Rewind




   Arrivare a casa e scoppiare in singhiozzi in una pozza d'acqua, tra i miagolii del proprio gatto e lo scrosciare dell'acqua di fuori. Lacrime che si mischiano alla pioggia, una corsa a prendere il primo taxi disponibile con quel poco che mi ero portata dietro.

Ti prego,

   Osservarlo mentre si medica la ferita da solo imperterrito. Un fantasma...sono diventata come un fantasma. Inesistente, inutile, fastidioso.

non...

    Il pugno contro il muro che mi fa sussultare, il sangue che, lentamente cola macchiando il parquet chiaro. 

"Mi stai facendo male"
"Dimmi perché"

guardarmi così.

    La morsa della sua mano sul mio braccio che mi evitava di fuggire da quel momento. La furia dei suoi occhi traditi. Il dolore nel sapere di averlo deluso, come uno squarcio in pieno petto, una pugnalata o un pugno nello stomaco dato con tutta la violenza di cui si possa essere capaci.

"Scusami"

Ti prego,

    Occhi pieni di lacrime. Rendersi conto della cazzata che si è appena commessa, di aver distrutto in un singolo istante la base fragile di un'amicizia. Vederlo arrabbiarsi, allontanarsi, alzarsi e spostarsi da te.

"Ho capito che dovevo proteggerti."

ti supplico,

    Cuore che si apre improvvisamente facendo penetrare il calore dei raggi del Sole tenuti a distanza da tende pesanti. Sorriso che si allarga sincero, trasportato dal vento che ha spalancato la finestra sull'angolo più recondito di me.
Labbra che si uniscono in un tocco morbido ed istintivo, solo per svelare la più cruda verità:

non odiarmi.


domenica 21 settembre 2014

Hit me with your best shot


"Come vanno le cose su Horyzon?"
"Mi sto frequentando."
"Ah, e come si chiama?"
"Ryan Baker."
"Mh...e..?"
"E cosa?"
"Tesoro mio, perchè lo frequenti?"
"Perchè tiene a me e vuole che sia felice."
"Sicuramente dev'essere un bravissimo ragazzo ma...perchè lo frequenti?"
"Che intendi zio?"
"Non vi è nemmeno un bisbiglio di eccitazione in quello che dici. Vorrei vederti felice anch'io, ma vorrei che qualcuno ti travolga tanto da avere una felicità delirante.L'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Buttati a capofitto, ama alla follia e sii amata allo stesso modo. Io, adesso, non sento il tuo cuore, se non ti innamori profondamente equivale a non vivere."

    Mi si erano inumiditi gli occhi e avevo morso le labbra chinando la testa. Aveva cercato di tirarmi su il mento.

"Non ci riesco più..." 
"Allora non respingerlo se dovesse capitarti."

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"Che cosa sono per te Ryan?"
"Un mio vecchio amico mi aveva detto che un pilota non deve solo correre, deve avere anche una destinazione, e per me, quella destinazione sei tu. Voglio averti, Zoey."
"Amare non è possedere [...] mi sento un tuo accessorio, da tirare fuori solo quando serve."
"[...] Non mi piace la parola accessorio associata a te."
"Ma è quello che fai, sparisci per giorni, settimane,senza farti sentire, e se non sono io a chiederti le coccole nemmeno mi sfiori, non condividi come me nulla della tua vita. [...]"

     E' stato doloroso parlargli, perchè ho compreso quanto fossero vere le parole dello zio Gregor, non vi era passione tra noi per il semplice fatto che vivevamo due vite separate. Binari che corrono paralleli e, solo di tanto in tanto, durante uno scambio, si incontrano. 
Non è questa la vita che voglio per me perchè ha ragione...non sarebbe vera vita.
Me ne sono andata, lasciandolo da solo sul lungomare, non mi sono voltata, non l'ho cercato, non ho supplicato che cambiasse per me nonostante volesse "aprirsi" dopo che gli avevo parlato.
Ma non funziona così, nessuno cambia così radicalmente per qualcun altro né dovrebbe farlo.

    Sono andata direttamente a casa mia e mi sono barricata dentro per un po'. Botolo sembrava preoccupato, credo di non essermi alzata da letto per tutta un'intera giornata, il che è davvero strano da me. Solo quando mi è arrivato un messaggio dalla Yiji Kim di andare a controllare il centro che stanno ristrutturando e vedere come vanno i lavori, mi sono alzata, lavata e preparata per partire.
Lì mi sono incontrata con Gustav, era da moltissimo tempo che non riuscivamo più a vederci, ma sapevo che era molto impegnato con i lavori alla clinica su Safeport.

"[...] è successa qualcosa nella mia vita che la sta cambiando irrimediabilmente. [...] mi sono fidanzato" 
"Aaaah, e chi è questa vecchia marpiona?"

    S'era messo a ridere a crepapelle mentre cercava di domandarmi se io mi sentissi vecchia. Non comprendevo che cosa c'entrassi sino a che non mi ha rivelato che la donna di cui stava parlando ha solo un anno più di me.
Immaginare Gustav con qualcuno della mia età mi ha fatto tornare indietro nel tempo. La pelle ha iniziato a prudermi e, tornando dai lavori del cantiere, credo di essermi scorticata la pelle per eliminare da me ogni minima traccia di ipocrisia.
Padre...
Quale padre!

    Ho iniziato a mettere in dubbio ogni carezza, ogni bacio, ogni minima manifestazione d'affetto che avevo sempre considerato priva di qual si voglia malizia. 
E più cercavo di sfregar via quella sensazione di disagio, più mi sentivo stupida ad aver creduto che potesse esistere qualcuno in grado di ricoprire un ruolo che né chi ha il mio stesso sangue, né il mio cognome, è riuscito a fare.

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Volti, sguardi, sorrisi

A volte mi sembra di osservare tutto da un holofilm, come se fossi terza persona estranea alla mia stessa vita. Guardo con attenzione i singoli passaggi, le conversazioni amichevoli, le dichiarazioni bisbigliate in un sussurro, e  mi rendo conto di come mi sia chiusa anche nelle mie stesse emozioni. 
Vi sono persone che sono riuscite a ritagliarsi uno spazio più o meno grande nel mio cuore, a loro mi affido e confido ma, allo stesso tempo, temo e tremo quell'istante in cui il senso di abbandono di percuoterà nuovamente come centro frustate. E, come la più  grande delle masochiste, preparo la schiena per il colpo migliore che ciascuno sarà in grado di procurarmi, ma ho smesso di scappare tempo fa.

Now, hit me with your best shot...


venerdì 19 settembre 2014

Honesty and secrets



"Conoscevo già da prima Ryan. Convivevamo assieme a Dogtown un po' di tempo fa."
"..."
"Eravamo amici, siamo andati a letto alcune volte, ma eravamo principalmente amici."
"..."
"Volevo che lo sapessi da me."
"..."
"Questo cambia qualcosa tra me e te e tra te e lui?"

    Ho sempre ricercato la sincerità, l'onestà e la lealtà come acqua in un deserto. Sarà perchè nella mia famiglia sono sempre state totalmente assenti, dove l'apparenza era più importante della sostanza, dove non era importante quello che si diceva, ma come si diceva.
Così, se avessi anche mandato a fanculo un tizio con un tal garbo e cortesia da renderlo voglioso di partire il prima possibile, andava bene.
Sono cresciuta diffidando dei sorrisi, guardando con attenzione coloro che elargivano complimenti come caramelle e dalla battuta pronta, amati da tutti, nonostante io, per assurdo, sono stata programmata per tutta la mia educazione a essere così.

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"Zoey dritta con quella schiena e la vuoi smettere di frignare? Era solo una serva. Schiava per di più"

    Annah, la mia tata, colei che mi era sempre stata accanto al posto di mia madre.
Ho imparato ad amare il prossimo e la natura osservandola. Mi ha insegnato a riconoscere le piante medicinali e, nonostante fosse una "schiava" come diceva con disprezzo mia madre, vi era una dignità nei suoi occhi pari a quella di una regina. 
Era stato uno shock trovarla impiccata in camera sua, non ho mai saputo il perchè, nessuno osava parlarne in casa ma, ancor meno, nessuno poteva fare domande. Piangere per lei.

"Cosa penserebbero i vicini?"

L'ho odiata.

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Segreti.

   Porto sulle spalle alcuni dei segreti di chi voglio bene, parole pesanti, profonde. Alcune dette in un sussurro, altre tra le lacrime, eppure chi dovrebbe (o vorrebbe) diventare il mio unico confidente, non è in grado nemmeno di essere totalmente onesto e sincero con me.
La consapevolezza di quello mi aveva fatto sanguinare nuovamente il cuore. Altra fiducia tradita e, non so perchè, ogni volta che succede, mi pervade un totale senso di abbandono.


"Non è cambiato nulla tra me e te Lee [...]"

poche ore più tardi


      Avevo fatto la strada di corsa, preso l'ascensore sino all'ultimo piano e suonato al campanello. Henner era stordito e decisamente assonnato, ma si era svegliato istantaneamente vedendomi in lacrime.

"Cos'è successo?"

     L'avevo solo abbracciato chiedendogli di poter dormire nella stanza degli ospiti non chiedendomi nulla. Aveva sospirato e mi aveva fatto entrare. Non aveva chiesto nulla dandomi una sua maglia come pigiama.
Mi sono addormentata esausta subito dopo, non ho sognato, anzi, al mattino ho fatto fatica a ricordarmi dove fossi.
Sulla porta un foglietto.

Fatti una copia delle chiavi di casa. 
Henner
ps: ci sono i pancakes caldi in cucina.

    
    Avevo sorriso per la delicatezza che un gigante simile riesce ad avere. Gliene avevo lasciato un altro sulla porta di camera sua.

Ti ho preso in parola, basta che non mi dai un colpo di Karate sul collo se una notte dovessi entrare cercando di non far rumore per usare la camera degli ospiti.
Buoni i pancakes, ma io li faccio meglio, comunque Grazie.
Ah...dimenticavo una cosa importante. 
ti voglio bene Shifu.

mercoledì 17 settembre 2014

Circolo vizioso

"Dottoressa Miller, bisogna preparare la sala operatoria numero 4" 
"Conosciamo già il nome del paziente e cosa sia successo?" 
"Il cosa glielo spiegherà chi lo sta accompagnando, è il luogotenente dell'ottava flotta Owen Dunham."

...non posso farlo...

"Tra quanto arriveranno?"
"Dieci minuti."

...non posso operarlo...

"Chiamatemi l'anestesista Dwaine e il mio solito staff, li voglio in pronti in sala preparatoria tra cinque minuti."

...le mie mani tremano...

dieci minuti dopo
"Pressione stabile, abbiamo iniettato 10 ml di ..."

    Ho percorso quel corridoio un'infinità di volte, credo che dovrei essere abituata allo stress delle emergenze eppure, mentre osservavo il viso inerme di Owen mi rendevo conto che non lo vedevo. Continuavo a svolgere il mio lavoro meccanicamente, l'anestesista mi ha anche fatto i complimenti per essere riuscita a svolgere l'operazione in tempo record, di fatto mi ricordo solo il battito del mio cuore a mille e il respiro rimbombarmi nelle orecchie.
Dopo sono andata a bere qualcosa di forte. Per quanto cerchi di separare i loro visi, spesso mi capita di fonderli. L'unica domanda che continuavo a farmi era se sarebbe stato ancora vivo Kevin se fossi stata ancora a lavorare all' Yindu's General Hospital quella notte.

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"Sembra che ti abbia scelto. Come lo chiamerai?"
"Bad Boy..."

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"Ho comprato un cavallo. E' strano...se fossi buddista penso che potrei anche credere che lo spirito di Kevin sia in lui [...]" 
"A volte crediamo ciò che più abbiamo bisogno. [...] Devi comunque lasciarlo andare. Pensa nella situazione inversa. Saresti felice di vederlo bloccato a struggersi per te?"

   Credo che il problema non sia Ryan, credo che il problema sono io. Ho paura. Ho una dannata paura, di non essere più in grado di innamorarmi come con Kevin, o di riuscirci e morire un'altra volta perdendolo in uno dei mille modi possibili.
Sono come un cane che si morde la coda, perennemente bloccata in un circolo vizioso da cui non riesco ad uscire.

Solo quando cavalco non penso a niente. Sarà la sicurezza che Bad Boy riesce a darmi, o sarà che, una volta tanto, mi sento felice pienamente.


domenica 7 settembre 2014

Second chance




"[...] perchè sei qui?"
"A dodici anni ho guidato la mia prima skybike. Era rossa. Dopo centro metri mi schiantai contro un muro. Non ero molto bravo guidare... nello Slum quattrocentoquattro lo vennero a sapere tutti. Tre anni dopo mi schiantai di nuovo. Ero al volante e non avevo nemmeno diciotto anni. L'anno dopo precipitai con un Firefly. Era la prima volta che pilotavo una nave.  Mi sono schiantanto contro un sacco di muri, Zoey. Alcuni fanno male. Altri... credo di non ricordarmelo perchè ho sbattuto la testa. Mi dispiace per Kevin. E mi dispiace per l'altra volta."


Dita che si intrecciano tra loro.


Lo avevo destato profondamente l'ultima volta che ci eravamo visti. Odiato. Avevo vissuto, come un brutto incubo, gli ultimi istanti di vita di Kevin. Ero riuscita a vedere l'incidente vividamente, provare il suo dolore,  e, per quanto immaginario fosse stato, mi aveva trafitto il cuore.

"[...] non morire anche tu insieme a lui."
"Hai mai amato così tanto da vivere in simbiosi con qualcuno? Conoscersi bene a tal punto che quasi sembra di essere telepatici. Fidarsi ciecamente che metteresti la mano sul fuoco per lei. Ricordi che ti avevo fatto questa domanda un po' di tempo fa? Beh...all'epoca io non avevo ancora capito. Ora sì. E ti posso assicurare che è un'esperienza meravigliosamente spaventosa che si possa provare. Meravigliosa, perchè [...] vedi con occhi che non sono solo tuoi, ma di chi ami. Spaventosa perchè è peggio di una droga, la droga più potente al mondo e che nessun spacciatore ti potrà mai dare. La cosa peggiore è sapere che l'ultimo desiderio che possa aver avuto è che tu possa essere felice e non riuscire nemmeno in quello a soddisfare le sue ultime volontà perchè ti manca terribilmente." 

Punta del naso che ricerca l'incavo del collo per assaporare il profumo della pelle.

"Hai qualche consiglio da darmi?"
"Si... Lascialo andare."

    Quelle due parole sono state come un pugno nello stomaco perché, per quanto sapessi che fosse la cosa più sensata e giusta, per quanto avessi provato da sola a farlo senza risultati, alla fin fine non volevo farlo.

"Come si fa a ...lasciar andare una vita intera. Una vita! C'era quando sono nata, quando mi sbucciavo le ginocchia, quando mi sono presa la prima cotta. C'era quando tutti mi credevano pazza, quando mi hanno chiuso in un manicomio, c'era in tribunale sostenendomi contro mio padre... io non so nemmeno da dove cominciare per lasciarlo andare."

Percepirne il respiro come il battito del cuore accelerato.

"[...] Lasciarlo andare non significa dimenticarlo."
"Perchè sei venuto qui?"

Accarezzarne i capelli e il collo con la punta delle dita, delicatamente.

" Non mi andava di guidare. Volevo vederti. Avevo voglia di stare con te."

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    Ricordo una delle prime conversazioni avute con lui, al Bolden Sax. Si era accomodato al mio tavolo perchè era uno dei pochi con una sedia disponibile e c'eravamo messi a chiacchierare.

"Che cosa ti piace fare?"
"Solo una cosa, correre. Per me non c'è nient'altro di più importante."

pallone gonfiato egocentrico.

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    Ecco che cosa avevo pensato di lui. Non sarei potuta essere più lontana di così su chi avessi davanti. E quando mi disse che non aveva voglia di guidare ma di stare con me, presi quelle parole come una dichiarazione ben più significativa di una diretta.


Ricercarne le labbra accarezzandole con le proprie, desiderandole, assaporandole avidamente.

" [...] non lo so se riuscirò mai  ad amare di nuovo, né tanto meno se riuscirò ad amare più di quanto abbia amato lui. L'ultima cosa che voglio è farti del male perchè ti voglio bene, sinceramente e con tutto il mio cuore [...] ma mentirei se ti dicessi adesso che ti amo e non voglio farlo."
"Ma io non voglio che me lo dici adesso. Preferisco sentirti dire che va tutto bene. E nient'altro."

Corpi che aderiscono percependo il calore dell'altro che aumenta sempre più a ogni bacio.

 
     Avevo finalmente compreso cosa stava cercava di dirmi ogni volta che mi ripeteva che avevo bisogno di qualcuno che avesse avuto voglia di starmi accanto. Non mi stava consigliando di cercarmelo, ma di vederlo per quello che provava per me, ed io , cieca, continuavo a non capire.


Respirare all'unisono, godendo di quella sincronia ad occhi chiusi.

"Sicura che il tuo amico non provi nulla per te?"

Gemendo a quel contatto che, come una musica d'orchestra, 
cresce di profondità e intensità sino all'ultimo suono gridato in un soffio.


Jade aveva compreso, io no.





    Mi ero svegliata la mattina seguente con le prime luci dell'alba. L'avevo osservato dormire sereno e avevo sorriso. Mi ero giusto sporta in avanti per baciarlo delicatamente per non svegliarlo e gli avevo sussurrato qualcosa che l'aveva fatto sorridere.

"Ora va tutto bene..."







giovedì 4 settembre 2014

Fiori e vuoti



Il fiore giallo cade lungo l'hangar, nel vuoto tra un ponte e l'altro, Arthur l'attira a sé abbracciandola.

"Sei fottuttamente pazza."

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Eleria, 2500

"Prendimi!" 

    La rossa si era gettata letteralmente dal ramo del castagno vicino casa, certa che l'avrebbe presa. Non aveva mancato di farlo il ragazzo anche se l'aveva preso letteralmente in contropiede. Una volta appoggiata a terra l'aveva insultata.

"Sei fottutamente pazza, Zoey! E senza speranza di miglioramento."

    S'era messa a ridere l'uragano rosso come se nulla fosse successo. Kevin aveva preso un fiore bianco, una di quelle margherite che coltivavano in giardino, e glielo aveva messo tra i capelli scuotendo la testa.

"Prima o poi mi farai morire di crepacuore."
"Non dirlo neanche per scherzo BiBi."

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     Con tutto quello che è successo negli ultimi giorni, non ho avuto tempo di riposarmi cinque minuti. Sono in parecchi che mi dicono che dovrei svagarmi un po' e ridere di più, di fatto solo mentre lavoro riesco a essere abbastanza concentrata da non pensare ad altro. 
Il caso del massacro dei marauders ad esempio, un evento così tragico e violento da aver riempito totalmente la mia mente per queste settimane.
Ho collaborato con la flotta per tentare di dare più informazioni possibili su quei mostri, fermandomi sino a tardi per avere i risultati delle prove raccolte.

"Lui non vorrebbe vederti così, vorrebbe vederti felice."
"Ti sbagli, lo sono."

Si, lo sono. 

Sono soddisfatta del mio lavoro, sono soddisfatta di ciò che cerco di fare, sono soddisfatta di chi sono.
Ma la soddisfazione non sempre riesce a farmi sorridere. D'altronde la felicità non è una gioia costante, ma il saper prendere il buono di ciò che si ha, accontentandosi.


Ma se anche solo un fiore può ricordarmi quel pezzo di cuore che mi è stato strappato via, sto veramente imparando ad accontentarmi di ciò che ho?



"[...] a volte bisogna accettare ciò che non si può cambiare."

...non lo accetterò mai...

lunedì 1 settembre 2014

Dreams and memories


"Stai già registrando?"
"No, no...sto controllando l'inquadratura. Ma alla fine hai parlato con Zoey dei tuoi sentimenti per lei?"

    L'uomo si passa una mano tra i capelli grattandosi il collo con un'espressione tirata. L'inquadratura dietro di lui fa comprendere chiaramente che sono a casa di lei in un momento in cui Zoey è al lavoro.

"C'ho provato, credeva che volessi far lo scemo."
"Ma le hai detto chiaramente quello che provi o no?"
"Ma cosa le avrei dovuto dire Dave? Che morirei per lei? Che sono pazzo di lei da una vita? Non mi crederebbe mai."
"Non puoi dirglielo con il video?"
"E' il suo regalo di compleanno, non voglio farlo così, la devo guardare negli occhi."
"Allora iniziamo? Poi monto tutto quando torno su Eleria. Tre, due, uno...."

"Ciao Zoey, sei già a ventisette anni! Porca miseria se passa il tempo. Ho chiesto a Dave di fare un collage con un po' di holovideo che ho raccattato a destra e sinistra tra i miei e i parenti vari. Spero che ti piaccia. Ti adoro..." alcuni secondi immobile

"Hai già finito?"
"Certo! Che avrei dovuto dirle? E poi il video durerà già un sacco con tutto il materiale che ti ho trovato."
"Kevin?"
"Dimmi."
"Sei veramente pessimo. Prima o poi ti farò una lezione sulle frasi romantiche da dire alla ragazza che ami."
"Va a cagare Dave."
"Anch'io ti voglio bene, cretino."

    Seguono diversi filmati, alcuni fatti nella tenuta di campagna dei Miller quando Zoey era solo una bimba paffutella che camminava in maniera goffa tra l'erba alta, il ballo dove era andata con il cugino mentre gli da un pugno sulla spalla per averle pestato il piede e poi scoppia a ridere dicendogli che è un disastro, i primi tentativi di pattinaggio con relative cadute...non sono in ordine cronologico, ma sembrano seguire una logica propria che terminano con l'holofilmato del primo incontro tra Kevin e Zoey. Il bambino di sette otto anni, guarda la pupetta nella culla che gorgheggia ridendo quando compare il viso del cugino.

"Hai visto che carina Kevin?"
"A me sembra un mostriciattolo. Puzza di latte mamma!"
"A me sembra invece che le piaci, guarda come ti segue con gli occhi."
"Dici?" aveva allungato il dito che la bimba aveva afferrato subito dopo ridendo
"Hai visto? Ti vuole già bene. E mi raccomando Kevin, dovrai badare a lei e proteggerla sempre. Lo prometti?"

Il bambino si era voltato verso la piccola che cercava con la manina libera di avvicinarsi al viso del cuginetto sino a toccargli la punta del naso con una carezza.

"Sempre. Lo prometto."

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"Ti fidi di me?"

Ma i muri che vede a gran velocità si susseguono uno dietro l'altro, l'immagine si distorce, il rumore dei freni diventa più forte e, al posto di Ryan alla guida, vi è Kevin che sbatte la testa contro il vetro. Calde lacrime scendono sul viso della ragazza addormentata sul divano che stringe di più il cuscino.

"Che ti ha fatto quel masso?"

"Ha tentato di violare la mia virtù."
"Almeno ti ha fatto una corte spietata prima?"
"Macchè! Ormai non c'è più nessuno capace di fare una corte decente."
"Che viso aveva?"
"Il mio..."

Le voci di Owen, di Ryan e di Kevin si mischiano, si confondono. Pezzi di discorsi vagano nella mente e, quando finalmente Zoey apre gli occhi, si ritrova in salotto di casa sua. 
Era tornata per portare alcune cose, prima di salutare definitivamente casa di Gray ed Elian e si era trovata un pacchetto in portineria con quel video che ha visto il loop una decina di volte. Addosso solo gli slip e una maglia enorme di Kevin. Stringe il suo cuscino mentre, sull'holoschermo, c'è un primopiano del suo viso che ride insultando l'amico.

"Spegni quel coso, coglione."

La ragazza rannicchia le gambe al petto stringendo di più il cuscino nascondendovi in mezzo il viso.
Sul tavolino del salotto solo un biglietto.

"So che non mi avresti mai perdonato se non te l'avessi dato. Doveva essere per il tuo compleanno, ma è meglio che tu l'abbia subito. Lo sai che ci sono sempre per te se avessi bisogno di parlare. Ti voglio bene Zoey. David."