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domenica 20 luglio 2014

Find me



"Kevin, ma perchè ti porti dietro sempre tua cugina?"

"A Kevin piace sua cugina! A Kevin piace sua cugina!"
"Ma chi? Quell'appiccicosa mangiavermi? No, no!"

    Ero arrivata nel momento sbagliato, nel classico istante in cui i bambini maschi si rincitrulliscono in mezzo al gruppo e dicono le cose peggiori che potrebbero pensare. Solo che, a cinque anni, non si ha ancora quell'acume femminile tale da scindere le stupidaggini maschili dalla realtà e, così, mi ero data letteralmente alla fuga dietro il boschetto della tenuta di campagna dei Miller.

"Ti ho trovato!"
"Vattene via..."
"No."
"Davvero pensi che sia un'appiccicosa mangiavermi?"
"No, scusami."

Mi aveva asciugato le lacrime e mi aveva abbracciato.

"Giochiamo a nascondino?"
"Va bene"
"Però se ti trovo ti do un bacio."
"Ok..." ci avevo pensato un momento "se non mi trovi sono dietro la grande quercia."

In fondo, era tutto più semplice quando eravamo bambini.

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"Ammettilo che impazzisci per me."

    Era una stupida battuta, lo so, ma mi aveva messo all'angolo davanti a una consapevolezza bruciante e, come ogni volta che mi sono sentita senza via d'uscita di fronte alla verità, avevo fatto l'unica cosa che sono capace in queste situazioni: scappare.

"L'ultima volta che sono 'impazzita' per qualcuno, sono finita in un centro psichiatrico. Non credo che sia una cosa positiva, sai?"
"Stupida."

    Sapevo che l'avrei fatto arrabbiare, sapevo che l'avrebbe distratto a sufficienza per farlo concentrare su altro anche se, in questo momento, gli fa solo che male a pensare al nostro passato.
Era arrabbiato quando m'aveva raggiunto con Megan al locale, decisamente arrabbiato e, infatti, non s'era trattenuto molto e mi aveva anticipato di parecchio nel rientro nell'appartamento.

    Tornata a casa lo trovai intento a fare il borsone. Mi ero appoggiata allo stipite della porta adagiando la testa al legno.

"Sei ancora arrabbiato con me?"
"..."

Non mi aveva risposto, continuando a fare la sua borsa imperterrito.

"E' per questo che te ne vai?"

Si era voltato e mi aveva guardato con rabbia. Si era diretto verso di me gesticolando animatamente.

"Che cavolo t'è preso? Mh? Stavamo scherzando come al solito e poi te ne sei uscita con quella battuta di merda che ti potevi benissimo risparmiare."
"Lo so."
"No, non lo sai. Io non sono come lui! Non sono come quel viscido verme che ti ha messo le mani addosso e.."

I miei occhi lo guardavano con dolcezza mentre avevo cercato di abbracciarlo.

"Scusami... però non andare via perchè sono scema."
"Scema no, stupida ogni tanto sì. E non vado via per questo. Ho ...delle cose da sistemare su Eleria."

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     Avevo utilizzato quel periodo per andare a trovare Gustav e partecipare alla sfilata. 
Nel viaggio di ritorno, alla fine, mi sono ritrovata con un cesto di vimini sulle gambe, a coccolare un micetto con una mano e asciugarmi le lacrime con l'altra.



Sì...era tutto decisamente più facile quando ero una bambina.