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giovedì 31 luglio 2014

Wake me up...


   

   Doveva essere arrivato su Eleria, solo che, anche se m'avesse avvisato, non avrei potuto rispondere visto che il mio cpad è sotto la supervisione della flotta. Avevo chiamato la zia per dirle di telefonare in ospedale appena fosse atterrato in modo da rassicurarlo eppure...quella odosissima telefonata non arrivava.

"Pronto?" la voce era un po' spezzata.
"Pronto zia Milena? Sono Zoey...mi sto preoccupando. E' arrivato Kevin?"
"Zoey...io..."

L'avevo sentita scoppiare a piangere improvvisamente per poi passare il telefono al marito.

"Cara...siediti."

    C'era qualcosa che non andava. C'era qualcosa di dannatamente storto nel suo tono come nelle parole, ma non potevo crederci, non volevo crederci.

"Zio..ti prego..."  
"C'è stato un grave incidente mentre tornava a casa e..." 
"No..." 
"Ascoltami, hanno provato a fare di tutto i medici ma..."

"NO!"

    Avevo urlato accasciandomi a terra con le ginocchia flesse. Le lacrime erano scese copiose in un pianto nevrotico, singhiozzando. Erano le classiche frasi di circostanza che avevo sentito ripetere da anni ed anni dai miei colleghi ad ogni parente che aveva perso qualcuno sotto i ferri.

"No, no, no, NO!"
"Ti prego..calmati..."
"NO! NON POSSO CALMARMI!!"
"Zoey... il funerale sarà domani."
"..."
"Zoey, mi senti?"
"Si..."
"Mi dispiace. Mi aveva raccontato di voi e..."
"Si. Devo andare. Scusa."


    Avevo smesso di piangere e avevo riagganciato la conversazione ancora prima che sentissi una qualche risposta. 

Il mio cuore si è rotto.
Ho smesso di parlare, ho smesso di respirare, ho smesso di vivere in quell'istante.

"Tornerò a prenderti."

bugiardo...



mercoledì 30 luglio 2014

Sangue e lacrime


      Continuavo a giocare con l'anello mentre ero rimasta sotto le lenzuola con lui, pelle aderente a pelle, respiravo piano giocando con la punta del naso sul suo collo.

"Tra quante ore avrai la partenza?"
"Oggi pomeriggio... se mi aiuti a preparare la borsa, abbiamo tutta la mattinata a nostra disposizione. Mi devi ancora una doccia, ricordi?"

M'ero messa a ridere, cercavo di godermi ogni istante con avidità.

"Prometti di chiamarmi appena atterrerai?"
"Te lo prometto. E tu prometti di portarti l'anello ovunque andrai? Almeno sino a che non torno ma, soprattutto, prometti di stare lontana dai guai?"

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       Ripenso a questa conversazione mentre il mio sangue continua a macchiare la sabbia. Sono passate solo poche ore da che ho salutato Kevin alla stazione spaziale, riesco ancora a vedere il suo sorriso chiaramente davanti a me. Ricordo ogni carezza, ogni sguardo, riesco a percepire ancora il sapore delle sue labbra che si mischia a quello ferroso del sangue.

"Tornerò a prenderti..."


dieci minuti prima

     Aveva almeno smesso di piovere, stava aspettando Laurence con i membri della flotta appostati in punti strategici intorno a lei. Aveva espresso i suoi timori sullo strano messaggio dell'uomo che le aveva inviato e che credeva volesse farle del male, ma l'avevano rassicurata che non ci sarebbe stato alcun pericolo per lei.

"Voglio che tu sappia che io come tutti i miei colleghi dello Skyplex spacciamo, compreso il tuo amico Logan [...]"

     Con Kevin distante, i suoi punti di riferimento erano rimasti ben pochi e, con una frase, era riuscita a "ucciderla" ancora prima che lanciasse quel coltello.
Aveva tra le mani la registrazione che avrebbe potuto portare al carcere due delle persone a cui tiene di più, ma non poteva lasciarlo andare.
Aveva mostrato il cpad con le lacrime agli occhi.

"Non ti avrei mai permesso di continuarlo a fare... è troppo tardi."

    Tutto era avvenuto in un attimo: l'estrazione del coltello, il tentativo di schivarlo, il sangue che colava copioso e il battito del cuore che, martellante, le pulsava nell'orecchio.

"Non adesso..."

    Attorno a lei era scoppiato il putiferio, i membri della flotta si erano mossi per arrestarlo e lei, lentamente perdeva i sensi.

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"Sai cosa mi piace di più della pioggia?" avevo esordito quella mattina
"Cosa?"
"Che mi fa venire voglia di coccole." avevo esclamato mordendogli l'orecchio.

Ricordo ancora il rumore della pioggia battere sulla finestre a ritmo dei nostri respiri. Ricordo i miagolii di Botolo che ci chiamava all'ordine per la pappa e le risate in cucina.
Ricordo...
Poi il nulla.

Solo due cose mi premevano. Il mio anello e il perdono di Logan. 
Come al solito, ho combinato un casino. 
Come al solito, chi vorrei al mio fianco è anni luce da me....Sono passate solo poche ore, e mi manca da morire.




Mia


     Tastavo il letto alla ricerca di Kevin, Botolo era sopra la mia testa, ma mi sembrava strano che si fosse alzato senza svegliarmi. Avevo aperto gli occhi e l'avevo trovato serio ad osservarmi mentre dormivo, non che fosse la prima volta, ma la sua espressione era decisamente preoccupata. 

"Ehi..." mi ero allungata col collo verso di lui per baciarlo "Buongiorno."

Aveva risposto con anche sin troppa foga per essere prima mattina.

"Dobbiamo parlare..."
"E' successo qualcosa?" 
"Si e no." aveva risposto facendomi segno di sedermi accanto a lui.

    Mi ero sistemata cercando di farmi avvolgere dal suo braccio per accoccolarmi meglio, gesti che sono sempre stati naturali tra di noi, ma che avevano assunto tutto un altro significato.

"Raccontami tutto, ti ascolto."

Aveva inspirato intensamente i miei capelli stampandomi un bacio mentre mi stringeva di più a sé.

"Devo tornare su Eleria..."
"Ah, va beh, per quanto tempo?"
"E' questo il problema. Non lo so."

    Era stata una mazzata in fondo allo stomaco mentre mi pervadeva un senso di nausea e vuoto. La mia dev'essere cambiata improvvisamente perché aveva subito cercato di baciarmi e calmarmi.

"Non ti voglio lasciare. Zoey, sei l'ultima cosa in questo Verse che lascerei. Ma non posso chiederti di mollare tutto e venire con me. Ho intenzione di tornare e.."

    Mi aveva fatto il segno di aspettarlo un momento con un dito. Era sceso dal letto e si era messo a rovistare in una tasca della giacca. Quando aveva trovato quello che stava cercando, era ritornato indietro e mi aveva sorriso. 

"...voglio dimostrarti che ho intenzione di tornare a prenderti, per tutto l'oro del Verse."

Aveva aperto il palmo e mi aveva mostrato un anello.

"Sono ventisei anni praticamente che ti amo. Direi che ho aspettato anche sin troppo per chiedertelo. Vuoi sposarmi?"

     Ho sempre detestato l'idea di legarmi in uno stupido e del tutto superato contratto, a qualcuno. Poi, visti i risultati di quello catastrofico dei miei genitori, l'ultima cosa al mondo che potessi desiderare era sposarmi.
Ma il pensiero di essere separata da lui per un periodo indefinito, saperlo distante da me fisicamente, mi faceva morire e, allo stesso tempo, vedere sotto una luce del tutto diversa quella domanda, soprattutto fatta da lui.
Avevo iniziato a mordermi le labbra e annuire piangendo. 

"Ehi, ehi..." mi aveva abbracciato tenendomi la testa "non ti ho chiesto di ammazzarci insieme."
"Scemo."
"Lo so." s'era messo a ridere "è per questo che mi ami, no?"

     Mi tremava la mano mentre mi metteva l'anello e ridevo di tanto in tanto come un'idiota e mi sentivo impazzire tra la felicità per quel gesto, come la disperazione di sapere di dover star separati per un periodo indefinito. 

"Voglio che tutti sappiano che sei mia. [...]"
"Mh, sto pensando di farti un cartello luminoso da metterti dietro la schiena per te."

     L'ho accompagnato allo spazioporto cercando di sorridergli, stare anche solo due mesi senza di lui quando mi ero trasferita su Horyzon, era stato un incubo, ma sono certa di una cosa: che sarei capace di fargli sentire quanto lo amo dovunque lui sia.



lunedì 28 luglio 2014

To make you feel my love


"Sei sempre stata brava a fuggire."

     Ormai questo lo sapevo molto bene. Ho sempre cercato di scappare da  tutti, di non legarmi veramente, ma ho cercato di comprendere perchè. Ho tentato di risalire all'esatto momento in cui ho smesso di interessarmi veramente di conoscere qualcuno, e no, non c'entrava George e ciò che mi ha fatto. 

"Credo di essere fottutamente innamorata di te da quando hai preso a pugni Jimmy [...]"

      Ho collegato a fatica i pezzi di una vita intera e il tango con Logan doveva servirmi per scatenarlo, mi sarebbe servita una reazione, anche minima, per poter capire che cosa volesse da me. Ho messo tutta me stessa, tutta la mia sensualità,  e l'ho cercato finito lo spettacolo a lungo invano, ma non mi aspettavo di non trovarlo nemmeno a casa al mio ritorno. 
Ho abbracciato Botolo aspettandolo sul suo letto senza alcun suo segno di vita.
Avevo trovato il coraggio di scrivergli solo la mattina seguente solo per capire che era incavolato nero con me, la cosa divertente è che non ne comprendevo la ragione.

"Cosa vuoi veramente?"
"Capire che cosa sono per te! Mi tratti come la sorellina minore o l'amica maschio a cui raccontare le tue prodezze sessuali. Beh, per me non sei né l'uno né l'altro!"
"Ci ho sempre provato con te, ma mi sembra che tu sia stata più che chiara quando ti sei discostata."

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"Credo che in qualche modo, abbia sempre odiato il fatto che fosse tuo cugino."
"In che senso?"
"Non ne sono sicuro, quindi sto zitto [...]"

Odio gli psicologi.
Odio il mio psicologo.
Detesto Gray...

"Sei sicura che non abbia una cotta per te?"
"Ma figurati!"

...aveva ragione.
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     Ed è stato nel medesimo istante in cui le nostre labbra si sono toccate che ho capito perché nessuno che incontrassi fosse quello giusto. Perché , in realtà in fondo al mio cuore, sapevo che l'avevo trovato da tempo e non volevo ammetterlo.


"Credo di essermi innamorato di te dalla prima volta che ti ho fatto mangiare vermi! [...] Sei una testa di cazzo..."
"Tu di più...scemo."
"Stupida! ...ti amo."



giovedì 24 luglio 2014

Spalle al muro


"Mi spieghi perché continui a fissare gli appuntamenti sotto falso nome? Potresti venire direttamente a casa ed evitare di spendere 70 dollari ogni volta. Più il viaggio."
"Perché ho bisogno del mio psicologo. Di amici ne ho un sacco su Horyzon."
"Si, ma io non sarei tuo amico, sono tuo padre."
"Non mi risulta. Il codice genetico è una cosa ininfluente per me."
"Allora perché sei qui?"
"Perché faccio troppi casini e fisime mentali. Perché mi sento in imbarazzo a provare attrazione per il ragazzo di una mia amica mentre balliamo, non sono una sfascia coppie, perché non dovrei provare nulla per mio cugino.."
"Chi, Kevin?"
"Sì"
"Ma non siete cugini."
"E' come se lo fossimo però."

Si era levato gli occhiali da lettura e li aveva appoggiati sul tavolino.

"Zoey, è davvero questo il problema?"
"..."
"Allora fammi capire bene. Le ultime volte che sei venuta mi hai parlato di un certo Rowan, Gray, Richard, Logan e ora tuo cugino e di questo Ryan. Tutto nel giro di?"
"Che avessi una cotta per Kevin lo sapevi da tempo. Lo avevi diagnosticato ancora prima che terminassi il liceo."
"Ok, togliamo Kevin, ne restano cinque in due mesi. Non ti sei impegnata con nessuno di loro."
"Con Richard sì."
"Si è impegnato lui. Tu sei scappata."
"... Gray mi ha detto che dovrei fare una sana scopata con un perfetto sconosciuto, senza legami."

    Era scoppiato a ridere, una grassa risata. C'aveva messo un po' a calmarsi e mi aveva appoggiato una mano sulla spalla.

"Non sei il tipo."
"E' quello che gli ho detto anch'io, ma crede che mi aiuterebbe a soddisfare le mie necessità senza farmi le paranoie mentali.Ci ho provato eh... oltretutto Ryan è un ragazzo adorabile."
"E...?"
"Non è successo niente. A parte che ho imparato a guidare."
"Ascolta Zoey, il tuo problema non è il volerti legare a qualcuno, ma sono i tuoi tentativi di auto sabotaggio. Devi comprendere perché scappi o cerchi in tutti i modi di rovinare le cose quando stanno prendendo una piega positiva."
"Ma io non mi auto saboto!"

     Aveva alzato il sopracciglio e lì avevo connesso un po' di cose, come il "riferire a Kevin" dell'idea della "scopata" di Gray, il non riuscire ad andare avanti con Ryan nonostante non sembrasse indifferente, la tensione nel ballare con Logan , la paranoia contro Richard, l'eccessivo affetto verso Sebastian, la rassegnazione alle prime difficoltà con Rowan.

"Mi sto sabotando..."
Aveva annuito.

"Vivi costantemente spalle al muro, ti aspetti che le persone ti possano ferire da un momento all'altro. Non ti lasci andare mai veramente con nessuno. Nemmeno con Kevin. O non lo avresti fermato. Ha sempre tenuto a te, sempre. Credo che, in qualche modo, odiasse il fatto che fossi sua cugina. Ma è solo una mia supposizione eh!"
"In che senso?" non collegavo il nesso.
"Potrei sbagliarmi quindi sto zitto. Però, Zoey. Te lo dico col cuore. Finché non staccherai quelle dannate spalle dal muro, sarà sempre così. Analizza bene le persone che hai davanti e trova una che hai la certezza matematica che si farebbe piuttosto ammazzare che farti del male."

    Istintivamente mi erano venuti alla mente due nomi. Gli stessi di coloro che avevano rischiato la loro libertà personale per regolare dei miei conti in sospeso. Uno infattibile in quanto impegnato, l'altro... 
Mi ero morsa il labbro e mi ero alzata di scatto.

"Che è successo? Ti ha morso una tarantola?"
"No, devo tornare a casa. Devo parlare con una persona."
"Lo conosco?"

Avevo smesso di raccogliere le mie cose e lo avevo guardato sorridendogli, un sorriso dolce, di cuore.

"E' l'unico che mi teneva la mano quando tutti mi consideravano una pazza. Che mi ha sempre supplicato di fidarmi di lui."

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"Allora, andrai al ballo di fine anno?"
"No."
"Ma come? E' una cosa che ti succederà solo una volta nella vita, non puoi non andarci!"
"Kevin, non ho intenzione di passare una serata da sola tutto il tempo mentre gli altri ballano e ridono."
"Che intendi?"
"Sono la 'pazza squilibrata del centro psichiatrico' ricordi? S'è venuto a sapere quest'anno e adesso tutti mi stanno alla larga come la peste."
"Mh... e se ti accompagnassi io? Faccio la mia porca figura con l'abito elegante."
"Si, ed io sembrerò ancora più orribile."

Mi aveva alzato il mento e mi aveva sorriso come al solito, caldo.

"No, saremo la coppia più bella di tutta la serata. Sarai splendida come sempre."

    Gli ero sempre stata grata di essersi proposto, io non avrei mai avuto il coraggio di chiederglielo. Fu la serata più divertente della mia vita. Vedere le facce di coloro che mi avevano preso in giro tutto l'anno ricredersi per me e il mio accompagnatore, fu la più bella vendetta della mia vita. 
Ero convinta che lo avesse proposto solo per provarci con qualche liceale, invece... si preoccupò di non lasciarmi da sola un momento e dovette scacciare due ragazzi che, improvvisamente, avevano trovato il coraggio di parlarmi.
Ero serena mentre stavamo ballando il lento, uno dei pochi balli dove non mi pestava i piedi. 

"Grazie BB." avevo sussurrato "è stata una serata magica.""Lo sai Zoey, per te ci sono e ci sarò sempre. Puoi contare su di me."
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"E la dai facilmente la tua fiducia?"

Ryan, in una serata, aveva capito tutto... Ma a distanza di anni, le cose si stanno facendo molto più chiare.

lunedì 21 luglio 2014

Cugini, fratelli, amanti?


"Dopo lo scandalo Miller contro Miller, fa ancora parlare di sé il noto cardiochirurgo George Miller attualmente ricoverato all' Yindu's General Hospital in terapia intensiva. La scientifica sta ancora cercando di raccogliere le informazioni. Sembra che l'unica che si sia "salvata" dal tragico evento sia la moglie, Eva, in quel momento fuori città. 
 - Sembra il lavoro di un professionista dato lo stato in cui abbiamo trovato le guardie del corpo dell'uomo e l'allarme disinserito, ma non si esclude che possano essere più di uno gli artefici di questo massacro. - Ha detto il tenente Rose Morrison a capo delle indagini. -  Attualmente stiamo tenendo in considerazione tutte le piste possibili, dalla rapina a un regolamento di conti visti gli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto questa famiglia creando non pochi dissensi tra coloro che hanno avuto modo di seguire la vicenda.
Si attende che l'uomo esca dal coma farmacologico per poterlo interrogare e avere delle informazioni utili."


Ascoltavo la notizia in cucina mentre stavo facendo colazione quando ho distrutto la ciotola di vetro che avevo in mano con latte e cereali. Mi è letteralmente scivolata di mano. Sono rimasta basita a guardare la holotv per qualche tempo incredula.
Nonostante tutto quello che mi aveva fatto, l'odio che avrei dovuto provare (giustificato) per lui, stavo...piangendo.

Che cosa c'è di dannatamente sbagliato in me?

O forse era solo la paura, una paura terribile, che potessi conoscere chi poteva essere in grado di conciarlo in quel modo?

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"Dimmi che non c'entri assolutamente nulla con quella storia."

    Kevin è sempre stato bravo a ingannare gli altri, con quella faccia da sbruffoncello, quasi angelica, riusciva a farla in barba ai più, ma non a me. E quando aveva cercato di giustificarsi sul fatto che non poteva essere lui avevo capito la verità.

"Che cosa t'è passato per la testa? Di dovermi vendicare? Ti ho...supplicato di non fare nulla di stupido. Non posso...""Io gli ho dato solo una parte di quel che si è meritato! Il suo posto, il suo fottutissimo posto è sotto sei piedi di terra! Ti ha violentata, ha violentato sua figlia, la donna che ha cresciuto come tale e lo ha fatto impunemente, per anni, strafottendosene di tutto e di tutti! Non l'ho ammazzato per il semplice fatto che deve vivere nel terrore che qualcuno torni a massacrarlo per ogni anno in cui lui ha fatto del male a te!""Non hai ancora capito che se ti dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa, soffrirei più che tutto quello che ho patito in questi anni?"


    Non avevamo mai alzato la voce l'uno contro l'altro a quel modo, non avevamo mai litigato veramente. Ma anche se la sua rabbia era profonda, radicata nel suo cuore, anche se mi aveva urlato addosso tutto quello che stava provando per colpa di George e di ciò che aveva scoperto, non riuscivo ad avere paura di lui.



Me ne ha fatta di più, molta di più, quando mi ha baciato gli angoli della bocca. 



"Kevin, se è uno scherzo è di pessimo gusto,e se non lo è...non sono quel genere di persona. Lo sai, sono incapace di farlo così."



Conosco la sua fama da anni: il Casanova di Yindu. 

Sempre adorabile con le ragazze, gentile e galante. Ottiene ciò che vuole senza alcuno sforzo, semplicemente sorridendo. Chi potrebbe dirgli di no?
Io.
Perchè?
Bella domanda... 
Perchè è mio cugino, sarebbe la risposta più logica ma, tecnicamente, non lo è nemmeno per un millesimo. Quindi, qual è il problema?


Magari il problema di fondo sono io e la mia totale mancanza di fiducia nel genere maschile. Forse il problema è che ho il terrore di rovinare tutto come al solito e perdere il mio migliore amico, il mio fratello, la persona che amo e che ho sempre avuto vicino. Sempre.



"Non ero solo lì comunque. C'era qualcun'altro che sembrava tenere molto a te, dall'accento medio orientale"



Logan.

Non poteva essere altrimenti. L'immagine di lui e Kiersten alla sfilata era ritornata prepotentemente alla mente ricordandomi la ragione per cui, alla fine, tengo sempre le distanze di sicurezza.
Lo avevo detto una volta a Richard.

"Tutti, prima o poi, ti feriscono."

Ed è in quel momento che mi sono resa conto che sono già nell'angolo, in attesa di quel preciso istante, in cui sentirò nuovamente una crepa frantumare ogni brandello di amor proprio che sto cercando di conservare gelosamente.


In tutto questo vi è una notizia buona. Botolo l'ha conquistato (nessun commento sul nome...please!).
 

domenica 20 luglio 2014

Find me



"Kevin, ma perchè ti porti dietro sempre tua cugina?"

"A Kevin piace sua cugina! A Kevin piace sua cugina!"
"Ma chi? Quell'appiccicosa mangiavermi? No, no!"

    Ero arrivata nel momento sbagliato, nel classico istante in cui i bambini maschi si rincitrulliscono in mezzo al gruppo e dicono le cose peggiori che potrebbero pensare. Solo che, a cinque anni, non si ha ancora quell'acume femminile tale da scindere le stupidaggini maschili dalla realtà e, così, mi ero data letteralmente alla fuga dietro il boschetto della tenuta di campagna dei Miller.

"Ti ho trovato!"
"Vattene via..."
"No."
"Davvero pensi che sia un'appiccicosa mangiavermi?"
"No, scusami."

Mi aveva asciugato le lacrime e mi aveva abbracciato.

"Giochiamo a nascondino?"
"Va bene"
"Però se ti trovo ti do un bacio."
"Ok..." ci avevo pensato un momento "se non mi trovi sono dietro la grande quercia."

In fondo, era tutto più semplice quando eravamo bambini.

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"Ammettilo che impazzisci per me."

    Era una stupida battuta, lo so, ma mi aveva messo all'angolo davanti a una consapevolezza bruciante e, come ogni volta che mi sono sentita senza via d'uscita di fronte alla verità, avevo fatto l'unica cosa che sono capace in queste situazioni: scappare.

"L'ultima volta che sono 'impazzita' per qualcuno, sono finita in un centro psichiatrico. Non credo che sia una cosa positiva, sai?"
"Stupida."

    Sapevo che l'avrei fatto arrabbiare, sapevo che l'avrebbe distratto a sufficienza per farlo concentrare su altro anche se, in questo momento, gli fa solo che male a pensare al nostro passato.
Era arrabbiato quando m'aveva raggiunto con Megan al locale, decisamente arrabbiato e, infatti, non s'era trattenuto molto e mi aveva anticipato di parecchio nel rientro nell'appartamento.

    Tornata a casa lo trovai intento a fare il borsone. Mi ero appoggiata allo stipite della porta adagiando la testa al legno.

"Sei ancora arrabbiato con me?"
"..."

Non mi aveva risposto, continuando a fare la sua borsa imperterrito.

"E' per questo che te ne vai?"

Si era voltato e mi aveva guardato con rabbia. Si era diretto verso di me gesticolando animatamente.

"Che cavolo t'è preso? Mh? Stavamo scherzando come al solito e poi te ne sei uscita con quella battuta di merda che ti potevi benissimo risparmiare."
"Lo so."
"No, non lo sai. Io non sono come lui! Non sono come quel viscido verme che ti ha messo le mani addosso e.."

I miei occhi lo guardavano con dolcezza mentre avevo cercato di abbracciarlo.

"Scusami... però non andare via perchè sono scema."
"Scema no, stupida ogni tanto sì. E non vado via per questo. Ho ...delle cose da sistemare su Eleria."

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     Avevo utilizzato quel periodo per andare a trovare Gustav e partecipare alla sfilata. 
Nel viaggio di ritorno, alla fine, mi sono ritrovata con un cesto di vimini sulle gambe, a coccolare un micetto con una mano e asciugarmi le lacrime con l'altra.



Sì...era tutto decisamente più facile quando ero una bambina.








giovedì 17 luglio 2014

La legge (non) è uguale per tutti


"Giura di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità?"
"Lo giuro..."




"Signorina Miller, è vero che era a conoscenza che George Miller non era il suo vero padre biologico?"
"E' vero."
"E che il qui presente Gerard Ford, è il suo padre biologico?"
"E' vero."
"Vedo che sarà uno dei test chiamati dall'accusa per diffamare il mio cliente."
"Obiezione vostro onore! L'avvocato Cartney cerca di influenzare la giuria."
"Obiezione accolta."
"Era a conoscenza che il mio cliente, dopo aver scoperto di essere stato imbrogliato, aveva modificato il testamento in modo che lei venisse esclusa?" 
"Si, mi aveva accennato qualcosa."
"E lei vorrebbe farci credere che è stata vittima di abusi e violenze da parte del mio assistito per quattordici anni e soltanto adesso ha avuto il coraggio di denunciarlo? Non crede che la tempistica sia alquanto... sospetta?"
"Obiezione, l'avvocato non sta formulando una domanda a cui la dottoressa Miller possa dare una vera risposta."
"Obiezione accolta. Signor Cartney, le consiglio di riformulare le sue domande con più attenzione."
"Va bene Vostro Onore, riformulo la domanda. Il mio assistito non ha mai messo in dubbio il fatto che recentemente sia stata violentata, ma è vero che sta sfruttando una situazione spiacevole per mettere sotto torchio un rispettato e stimato cardiochirurgo come il qui presente George Miller, solo per ottenere da lui una parte di quell'eredità che le è stata negata?"

    La rabbia aveva iniziato a ribollire già da diverso tempo, quell'uomo era irritante, presuntuoso e spocchioso. E se c'è una cosa che ho sempre odiato sono le persone come Paul Carntey. Da che ero salita alla sbarra e avevo fatto giuramento, aveva distorto ogni mia parola, l'aveva modellata a suo piacimento dipingendomi come un'opportunista senza scrupoli alla ricerca di soldi facili. 

"Rispettato e..stimato?" 

     Avevo cercato di controllarmi, c'avevo provato con tutta me stessa ma non c'ero riuscita. L'odio viscerale che nutrivo verso ciò che mi era stato fatto, il disgusto e il vomito che mi suscitava anche solo la presenza di quel viso che aveva abusato di me senza pietà, il ghigno soddisfatto dell'avvocato della difesa che, conscio di aver trovato il mio nervo scoperto, stava martellando la mia pazienza, avevano acceso la mia rabbia.

"RISPETTATO?"

      Tutti avevano sussultato sulla sedia. Il mio tono dolce, gentile e controllato che avevo mantenuto sino a quel momento, era andato al diavolo.

"Mi dica avvocato, che cosa c'è da rispettare in un uomo che violenta sua figlia? Sì..FIGLIA, perchè per quanto non abbia il suo sangue, il suo codice genetico, mi ha fatto da padre per dodici anni. Mi ha insegnato ad andare in bicicletta, a parlare, mi ha curato le ginocchia sbucciate, mi ha aiutato a costruire la casa sull'albero quindi E' mio padre!"
"Allora ammette di provare odio nei suoi confronti per averla disconosciuta..."
"QUELL'UOMO MI HA STUPRATO PER QUATTORDICI ANNI! [...]"

     Il martello del giudice batteva forte sul legno richiamando l'ordine in aula, intimandomi di moderare i toni. Io avevo perso ogni controllo sulle mie facoltà, e continuavo a vomitare, tra lacrime e urla, ciò che mi era stato fatto. Ma quello che più di tutto mi faceva male, era lo sguardo di pietra di George. Neanche di fronte all'evidenza aveva, in qualche modo, provato un minimo di rammarico per ciò che mi aveva fatto.

"Portatela via e fatela calmare!" 

    Aveva ordinato il giudice. Una guardia mi aveva afferrato bloccandomi le braccia, trascinandomi fuori mentre imploravo di lasciarmi andare. Kevin era corso fuori e aveva pagato la guardia perchè mi lasciasse a lui.
L'avevo solo abbracciato abbandonandomi ai singhiozzi mentre lui mi accarezzava la testa.
Solo quando avevo perso ogni briciolo di forza per reagire e avevo smesso di piangere da un po', aveva avuto il coraggio di parlare.

"Meno male che ero io quello che non doveva fare cazzate oggi." 
"..." 
"Zoey, non è stata colpa tua." 
"Gli ho dato esattamente quello che volevano." 
"Lo so... ma non è stata colpa tua. Se ci fossi stato io, gli avrei mollato un pugno in faccia a quel damerino."

Avevo riso...

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"E' terminata la causa lampo Miller contro Miller. E' stato consegnato questa mattina il verdetto all'unanimità della giuria dopo che sono state sentite le testimonianze da ambo le parti. E' stata emessa la sentenza di non colpevolezza per ogni capo di accusa attribuito a George Miller per mancanza di prove. Il [...]"

"Non dovresti sentire il notiziario Zoey..."

    Ero rimasta rannicchiata sul letto con la coperta che mi avvolgeva completamente, solo gli occhi spuntavano dalle ginocchia che m'ero portata al petto. Kevin si era seduto sul bordo e mi aveva guardato.

"Non se la caverà così facilmente...te lo prometto"

Avevo sorriso e avevo cercato la sua mano, in un muto ringraziamento. 

"Te l'ho detto. Va bene anche così. E' finita davvero. So che non mi cercherà più. Mai più." 
"Oh si... non lo farà mai più. Te lo posso assicurare..."

    Avevo osservato il suo sguardo. Era strano, ma era durato solo un attimo. Era sparito in cucina per ritornare con un vassoio colmo di ben di Dio.

"Hai intenzione di farmi ingrassare o è proprio un esperimento sul diabete?" 
"Mangia e stai zitta.... Lagna."


mercoledì 16 luglio 2014

Pieces




"Mettimi giù! Mettimi giù Kevin!"
"Col cavolo..." 

    Continuavo a sbraetare ed agitarmi mentre mi metteva in spalla come un sacco di patate allontanandomi dal bancone e dall'ennesimo drink.

"Stai zitta Zoey. Ho detto basta, adesso andiamo a casa!"

    Forse è una delle pochissime persone che riesce davvero con un "stai zitta" a farmi ammutolire, perché so che, quando lo fa, è veramente arrabbiato. 
Arrivati a casa, mi aveva piazzato sotto la doccia aprendo a manetta l'acqua gelida. Ero rimasta di pietra con le mani aperte e un'espressione tra lo sconvolta e l'arrabbiata. 

"Era proprio necessario?"

    Avevo detto con i capelli appiccicati alla faccia come i vestiti che, essendo chiari, stavano diventando a poco a poco trasparenti.

"Effettivamente no, ma non potevo perdermi questo spettacolo."

   La faccia da schiaffi di lui mi aveva fatto pensare al peggio e infatti...l'acqua gelida stava facendo il suo lavoro con il seno e i capezzoli, per non parlare della maglia e gli short chiari che mostravano a tratti la pelle nuda sotto. Ero arrossita di colpo mentre mi ero coperta cercando uno shampoo con la mano libera da lanciargli.

"S-Scemo!"

    Gli avevo urlato contro ridendo. Aveva scansato agilmente il contenitore (è sempre stato lui quello atletico tra i due) ridendo come un pazzo uscendo dal bagno. Ma la ilarità che, quella situazione, aveva tirato fuori aveva avuto vita breve. Subito dopo che non avevo il viso di Kevin di fronte a me, la tristezza e la rabbia per quello che era appena successo, avevano bussato di nuovo alla porta delle mie emozioni. Mi ero accasciata per terra sotto l'acqua fredda, immobile. Tremavo ma non me ne fregava niente. 
Il cigolio del rubinetto che si chiudeva e il flusso d'acqua che stava terminando, mi aveva fatto alzare il viso. Era tornato indietro con un asciugamano con cui mi ricopriva totalmente e mi portava verso di lui in un abbraccio. 

"Hai fatto un gran casino in quel club."
"Lo so."
"Dovresti chiedere scusa alla tua collega per come ti sei comportata."
"Lo so."
"Ora mi dici che cavolo è successo oggi?"

Ero scoppiata a piangere cercando il petto di Kevin per nascondere il viso nella sua maglia. 

"Mi ha lasciato... Non ha nemmeno provato a chiedermi scusa. Ha solo trovato giustificazioni stupide, mi ha detto che 'mi aveva voluto bene'... Ora capisco perché era sparito. Non ha mai provato veramente nulla per me. Ero un semplice divertimento, non ero..niente."
"..."

    Eravamo rimasti immobili e in silenzio per non so quanto tempo. So che ascoltavo solo il cuore e il respiro di Kevin che rimbombavano nella cassa toracica e che riusciva a donarmi quella calma e pace di cui avevo bisogno.

"Grazie." avevo sussurrato.
"Nessuno può farti piangere Zoey."

Mi aveva stretto più forte per le spalle appoggiando il mento sulla nuca a lungo. 

"Ti preparo qualcosa da mangiare, devi andare a lavorare giusto? Fatti una doccia calda e poi, quando ti sarai calmata, mi spiegherai tutto per bene, ok?"

Un ragazzo d'oro.
Dietro quella facciata da sbruffoncello che ti fa venire voglia di prenderlo a schiaffi, c'è sempre stato un cuore d'oro grosso come una casa. Ed è per questo che gli ho sempre voluto bene più di chiunque altro.


Like a Child


    La morsa di zio Gregory è sempre stata leggendaria. I suoi non erano abbracci, ma vere e proprie spire che si avvinghiavano intorno alle spalle sino a toglierti il fiato. Eppure, questa volta, vi era un calore ancora più marcato sia in lui che nello sguardo della zia Milena che ci aveva lasciati soli su richiesta del marito.

"E' tutto vero?"

    Avevo solo annuito sedendomi sulla poltrona chiara accanto alla sua. Mi aveva preso la mano con tutt'e due le sue e l'aveva baciata con tenerezza. 

"Ho parlato con mio fratello. Mi ha chiesto di testimoniare per lui in suo favore. Gli ho detto che ci avrei pensato per guadagnare tempo. Mi ha spiegato quale sarà la linea di azione e mi ha raccontato tutto...tutto." ribadisce "Vuole dire in tribunale che non sei sua figlia biologica, che quando l'ha scoperto ti ha tolto dal testamento e che tu, quando l'hai scoperto, hai messo in scena tutto questo per guadagnarci qualcosa. Questo rovinerà qualsiasi testimonianza del tuo psicologo e ..il tuo vero padre. Ha pensato a tutto Zoey."

    Mi ero morsa il labbro stringendo i pugni quando mi ero resa conto che stavo tremando dalla rabbia. Lo zio me le aveva accarezzate con calma. Ho sempre attribuito un grande merito a mia zia per il fatto che Gregory Miller non fosse come la maggioranza della "dinastia Miller": odiosi spacconi opportunisti, in grado di calpestare chiunque per ottenere ciò che vogliono.
Ma ora, ripensando al passato, mi rendo conto che lui, come me, è sempre stato una pecora nera.

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"Kevin, Zoey! A lavarvi le mani, c'è la merenda."
"Mamma! Mamma!"

    Kevin mi stava portando sulle spalle di corsa, sporco di fango e terra, eravamo andati a giocare sulla collinetta dietro casa ed ero scivolata lungo un burrone sbattendo forte la testa.
Si era allarmata l'intera casa e, dopo essersi accertati che non avessi alcun trauma cranico, si erano presi cura di me con amore. Erano tutti lì quando avevo ripreso i sensi: Kevin sul lettone accanto a me che giocava a un hologame per ingannare l'attesa, la zia sul bordo del letto che mi stringeva la mano e lo zio, nervoso, che camminava avanti ed indietro. 

"Si è svegliata caro..."
"C'hai fatto prendere un bello spavento signorina."
"Ve l'avevo detto che la testa di Zoey è più dura dell'albero che ha abbattuto con la sua capocciata. Allora, come ti senti calamità naturale? Hai ancora ...fame?"

   La faccia da mascalzone che aveva Kevin mi aveva fatto ridere e, per un momento, in quella famiglia, avevo trovato il mio angolo di serenità e mi sentivo...felice.

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"A Kevin hai detto nulla?"
"No."
"E' molto preoccupato per te."
"Lo so. Ho paura di come reagirà, gli voglio bene zio. Tengo a lui più di qualsiasi altra cosa. Tu come l'hai presa quando te l'ha detto?"
"Zoey... ho 64 anni, conosco tuo padre da quando eravamo bambini, e tua madre dal liceo. So che non è mai stata una campionessa in quanto a fedeltà coniugale e poi i tuoi capelli parlano da soli. George ha voluto ignorare l'evidenza a lungo. Mi spiace solo che abbia sfogato la sua frustrazione sulla persona sbagliata come mi spiace di non aver indagato a fondo sul cambio repentino tuo e loro, quando ne ho avuto l'occasione. Potrai mai perdonarmi, Zoey?"

    Avevo annuito e l'avevo abbracciato stretto stretto, un po' come faceva sempre lui con noi.

"Ti voglio bene zio."
"Anche io scricciolo. Dirò a mio fratello che non me la sento. E..Zoey. Se ti dovesse servire qualcosa per la causa, sai che puoi contare su di me e sulla zia, anche per testimoniare."
"Grazie...."

    Protetta dalle braccia forti di Gregor e da quelle quattro mura a me così familiari, mi sono sentita di nuovo bambina.



martedì 15 luglio 2014

Like a brother



"Le prime informazioni sul caso Miller contro Miller stanno lasciando l'intera città sotto shock. Da quanto emerso dall'incontro preliminare col giudice e gli avvocati, la figlia dello stimato cardiochirurgo, ha denunciato il padre per aver abusato sessualmente di lei dalla tenera età. Mentre sembra sia impossibile cercare di intervistare la giovane, non si sottrae alle telecamere il padre che ha annunciato in una conferenza stampa la sua totale innocenza. L'avvocato della difesa, il rinomato Paul Cartney, sembra essere certo della sua schiacciante vittoria. Vi terremo informati degli sviluppi sulla vicenda. [...]"

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"Ti sei fatta bionda? E da quando? No, no, no... rivoglio i tuoi capelli ramati. Adesso!"
"Ma smettila che hai sempre avuto un debole per le bionde e adesso mi fai storie?"
"Ok, non dico più niente. Ma mi spieghi sta storia del processo?"
"Non c'è niente da spiegare."
"Zoey.."
"Per favore Kevin. Non ho voglia di parlarne adesso. Buona notte..."

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"Kevin ma che t'è preso?"
"Nessuno può far piangere mia cugina. Nessuno."
"Ma non stavo piangendo."
"E nessuno può toccarti senza il mio permesso..."

     Era la prima cotta per me, avevo undici anni, Jimmy era di due anni più piccolo di Kevin, si conoscevano visto che frequentavano lo stesso ambiente ed io, che ero appiccicata a mio cugino come la carta moschicida, l'avevo incontrato a un match di Piramyd. 
Da che dovevo tifare per Kevin, capitano della squadra, alla fine mi ero ritrovata dietro gli spalti a parlare con Jimmy. Galante e di classe sino a che non aveva tentato di toccarmi le tette. 
La cosa più strana non fu quella però, ma la reazione di BB (acronimo di Bad Boy) che (ancora non ho capito come cavolo facesse a sapere che ero lì dietro) mi era venuto a cercare. Appena aveva visto Jimmy tentare di palparmi, lo aveva preso per una spalla e gli aveva mollato un cazzotto sul naso.

"Stai lontano da Zoey."

Non lo avevo mai visto così arrabbiato sino ad allora...
Ma da che il mio incubo ebbe inizio, le cose tra di noi cambiarono. Mi dissero che veniva spesso a trovarmi al centro psichiatrico, io ero talmente tanto imbottita di farmaci che nemmeno me lo ricordo.

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    L'ansia dell'infermiera era papabile e il grido che in lontananza si sentiva oltre la porta di ingresso alle camere femminili la metteva ancora di più sull'attenti.

"Signorino Miller, credo che non sia il momento, sta riposando."
"Stronzate, l'ho vista anche in versione vegetale per tutta quella merda che le state dando."

    Un altro grido più forte, ma sempre ovattato dalla porta, si percepisce in lontananza. Una goccia di sudore scende dalla fronte della grassa donna che non sembra intenzionata a farlo passare.

"Si ma non potrà parlarle così."
"Ma si può sapere qual è il problema? Mia cugina non parla da due settimane ed esigo vederla adesso!"

    La porta viene aperta da un'infermiera, e diventa chiaro a Kevin che l'urlo che ha sentito sin'ora proviene proprio da Zoey. Non ci pensa due volte a scartare la donna un po' troppo in carne e infilarsi oltre la porta che si sta chiudendo. All'arrivo davanti alla sua camera, però, assiste a una scena indelebile: la dodicenne rossa in un angolo, aveva preso la scopa dall'inserviente mentre era distratta e non permetteva a nessuno di avvicinarsi fendendo l'aria con violenza come se tenesse una mazza.
Solo la distrazione di lei all'arrivo del cugino aveva dato quella frazione di secondo necessaria agli infermieri di braccarla e iniettarle il tranquillante. 

"Lasciatela! Non è mica un animale!"

    Aveva urlato il giovane che si era avvicinato alla ragazza ormai inerme. L'aveva presa in braccio e condotta a letto tenendola stretta a sé.

"Che cosa ti è successo? Che cosa ti hanno fatto, Zoey?"

Ma non vi era stata alcuna risposta dagli occhi spenti di lei.



domenica 13 luglio 2014

Please


"Non mi sembri la signora Rose Jorgersen"
"Avresti accettato un appuntamento se avessi dato il mio nome vero alla tua segretaria? Piuttosto carina tra le altre cose."
"Perchè sei qui Zoey? Lo sai che tua madre è nell'ufficio accanto, sai che non dovresti essere qui."
"Avevo bisogno di parlare con un professionista."
"Ti avevo dato il numero di una bravissima psicologa."
"Non volevo parlare con una psicologa, volevo parlare con te."
"Hai fatto scoppiare la bomba alla fine."
"Mi hai sempre detto che combattevo per le cose sbagliate. Ho capito che cosa intendevi grazie a un amico."

Gerard Ford, 52 anni. Psicologo. Mio padre

    Gerard Ford, 52 anni. Un uomo affascinante con i suoi capelli perfettamente rossi nonostante l'età e gli occhi azzurri che ti fulminano. Socio di mia madre, il mio psicologo per otto anni e... il mio vero padre biologico. Mi sorride compiaciuto, facendo segno di accomodarmi, non sul lettino, ma sulla poltroncina accanto alla sua. Va prima a riempirsi un bicchiere di scotch che me lo indica. Si è meravigliato quando ho accettato e, per poco, non gliel'ho strappato dalle mani. 

"Sei decisamente cresciuta. Quanti anni sono passati?"
"Sei."
"Sei..."
ripete pensieroso "ti donano i capelli biondi. Anche se ti preferisco rossa."
"Come i tuoi?"
ribatto secca guardandolo negli occhi.
"Come i miei." ribadisce annuendo e bevendo tutto l'alcol in un sorso. "Eva non sa che sei tornata su Eleria, vero?"

    Avevo solo scosso la testa rapidamente prendendo un sorso da quel liquido disgustoso. Avevo fatto una smorfia strana, prima di berne ancora un po'. Bruciava, ma non mi importava.

"Sono andata a parlare con l'avvocato dell'accusa. Abbiamo costruito insieme la linea di attacco."
"Perchè sei qui?"
"Testimonia per me."

Si era alzato di scatto andando verso la finestra, dandomi le spalle.

"Gerard, per favore." lo stavo supplicando con le lacrime agli occhi.
"Amo tua madre."
"E credi che dicendo quello che ti ho raccontato per otto anni, la perderai?"

Beveva con calma il suo secondo bicchiere con lo sguardo rivolto ovunque tranne che su di me.

"Sai com'è fatta. Se si sente tradita in qualche modo, si allontana. Si chiude a riccio e la si perde per sempre."
"Non se capisce che stai facendo il meglio per lei, e per voi."
"La fai facile."
"Ok, ed io?"

    Era rimasto con il bicchiere sospeso, a pochi centimetri dalle labbra, per qualche istante. Pietrificato. Aveva ingoiato tutto come se fosse stata una medicina miracolosa e si era voltato.

"Sono tua figlia! E non ti ho mai chiesto niente sino ad ora. E ti posso assicurare che sarà anche l'ultima cosa che ti chiederò.""Ci devo pensare."

    Quelle tre parole sono state come una pugnalata. Come al solito mi ero convinta che mi avrebbe aiutato ora che avevo avuto il coraggio di parlare, di gridare al mondo ciò che avevo subito. Inizio a domandarmi se sia la mia ostinazione a vedere il bene anche dove non c'è a procurarmi delle ferite che fanno fatica a guarire, o se siano semplicemente sbagliati gli altri a non avere le palle di dire le cose come stanno. Ma di gente così, ne è piena il Verse, purtroppo.

sabato 12 luglio 2014

Yindu's Times


Yindu's Times - Articolo in prima pagina del 12.07.2516 



"Questa mattina la città di Yindu è rimasta sotto shock apprendendo l'arresto del noto e rispettato cardiochirurgo George Miller. Le accuse sono svariate tra cui violenze sessuali aggravate e abuso di minore. 

L'uomo, dopo aver pagato la cauzione, è attualmente segregato nella villa poco fuori la città, in attesa del processo. Abbiamo provato a contattare la moglie, Eva Miller, per avere ulteriori informazioni al riguardo. Impossibile raggiungere invece la figlia, Zoey Miller, attualmente ricoverata all'ospedale di Capital City, il General Hospital, che non permette a nessuno di avvicinarla, senza autorizzazione di quest'ultima. [...]"

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"Chi è stato?"

     Ho sempre fatto difficoltà ad ammettere che, chi avrebbe dovuto amarmi e proteggere, era il mostro che mi aveva procurato tanta sofferenza.

"[...]Quello è un mostro, e merita di andare in prigione insieme agli assassini e gli stupratori!"
"Cazzo Gray! Stai parlando di mio padre!"

     Mi ero tappata la bocca mentre mi si velavano gli occhi di lacrime. Avevo rotto il silenzio, avevo detto chi era, solo il mio psicologo e mia madre lo sapevano, e avevano taciuto.


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"Eva, non possiamo non fare niente."
"..."
"Mi stai ascoltando? E' stato George. George! Quel...mostro bastardo!"
"Si lo so"
"E non intendi fare nulla? Per l'amor del cielo Eva, è solo una ragazzina!"

"No, non faremo nulla, e poi adesso l'ho fatta ricoverare nel centro psichiatrico di Yindu's House. Almeno lì le daranno qualcosa per farla smettere di urlare."

Si era passato entrambe le mani nei capelli rossi l'uomo guardando con quegli occhi blu la sua amante.

"Non resterò a non fare nulla. Sono pur sempre suo padre!"

"No Gerard." l'aveva raggelato con lo sguardo "tu hai scelto di non essere suo padre quando hai preferito tacere quando ti veniva comodo non riconoscendola come tua figlia. Ora non ne hai più alcun diritto e non ti azzarderai a rovinare in qualche modo la mia famiglia, o ti posso assicurare che renderò la tua vita un inferno. Ci siamo capiti? Zoey non dovrà mai sapere la verità. Mai."

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    Il mio futuro era stato deciso a tavolino e, come una condanna senza alcuna possibilità di far ricorso, nessuno aveva voluto dar ascolto al mio grido di aiuto.
Iniziai a pensare che me lo meritassi, che fosse colpa mia in qualche modo.

"Non è colpa tua. Non è per niente colpa tua Zoey."

Maledettissimo bastardo di un mastino. 

    Anche quando fiuta qualcosa a livello di stati d'animo altrui non molla l'osso sino a farti cedere, sino ad abbattere quelle barriere che cerchi di tenere su. Non ce l'ho più fatta, sono scoppiata, avevo bisogno di un abbraccio, di un suo abbraccio. Di sentirmi sicura, protetta, amata. Sì, perchè sono davvero poche le persone che mi amano davvero, mostrandomelo nei modi più diversi, ma lo dimostrano. Gray non sarà un campione in quanto a tatto, anzi è più simile a un elefante in cristalleria, ma ha cercato in tutti i modi di fare ciò che era meglio per me: aprirmi gli occhi.
E di questo, per quanto sia stato doloroso, gliene sarò per sempre grata.

Grazie Gray.


Mi domando se anch'io, un giorno, riuscirò a ricambiare il favore aiutandolo invece che distruggerlo.

venerdì 11 luglio 2014

Fail


"Soffitto sconosciuto."



      Mi sono svegliata con questa musica che continua a ronzarmi nelle orecchie come un mantra. Non conosco le parole, ma l'ho scelta appositamente per il suo effetto ipnotico.
Continuo a domandarmi che cosa sia andato storto, che cosa non ho tenuto conto e, alla fine dei conti, sono solo preoccupata per quella donna. 
Respira, si, ma a che prezzo?

      Mi volto dall'altra parte guardando la finestra da cui si riflettono i raggi del Sole e nascondo il viso tra le mani fasciate. Non so nemmeno se riuscirò a muoverle a dovere una volta guarite, se potrò continuare a operare con la stessa delicatezza e precisione di prima, ma non mi importa. La mente è altrove, mentre immagino i danni che posso aver arrecato al cervello di Paula.

"Era così stanca..." 

     Rabbia che cresce lungo la gola e che sfogo sul cuscino che prendo utilizzando le braccia. Grido ovattando il suono e tutta la frustrazione che, nelle ultime settimane, si sta solo accumulando di giorno in giorno, viene scaricata per qualche minuto.

"Stupida"

Si, perchè solo una stupida poteva pensare di intrufolarsi nella mente altrui senza arrecare alcun danno.