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lunedì 11 agosto 2014

Lonely


"Pronto?"
"Ehi, bestiaccia! Come stai?"
"David?"
"Ah, allora non ti sei dimenticata di me. Non mi hai ancora risposto."
"Sto vedendo la luce fuori del tunnel, ma non sono ancora uscita."
"Vuoi che venga a stare un po' da te?"
"No, stai tranquillo. Sono da amici, cari amici e, non volermene, ma in questo momento sto cercando di pensare il meno possibile a ..lui. E lo sai che tu..."
"Si lo so. Manca anche a me."

    Io, Kevin e David siamo cresciuti assieme, siamo sempre stati inseparabili per un motivo o per un altro e quante ne abbiamo combinate!
Non lo vedo da che mi sono trasferita su Horyzon e non ho avuto nemmeno il coraggio di chiamarlo dopo l'incidente. Non ci riuscivo, sarebbe stato come alimentare un incendio dentro il mio corpo che sto tentando di spegnere con tutte le mie forze.

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    Ormai è diverso tempo che sono a casa con Lee e Gray, mi sentirei pronta a lasciare il nido e spiccare il volo, più letteralmente che ancora emotivamente, visto e considerato che ho già portato le mie cose nella cabina che mi è stata assegnata nella Last Dance, ma vi è qualcosa che mi trattiene. 

    Sarà che non piace l'idea di lasciare Lee. Gray ormai fa (giustamente) avanti ed indietro tra Greenfield e Horyzon e lei sorride sempre, si preoccupa per me ma c'è qualcosa di dannatamente stonato in lei. 

     Sarà che la sento andare in apnea notturna e svegliarsi senza cercare di fare rumore. Resto immobile, ma la sento mentre annaspa come se qualcuno abbia appena tentato di strozzarla. Non mi ha mai chiamato una volta, non ha nemmeno accennato alla questione, e se non lo fa per un problema clinico, lo farebbe per qualcosa di più intimo?

       Sarà che sempre più spesso torna a casa ubriaca, a orari indecenti, magari mi ritrovo dei fiori di carta sul comodino, una sorta di scusa per avermi lasciato dormire da sola? 
O le feste che ci sono tutte le settimane... a volte sembra un grido silenzioso e disperato di aiuto, come se non volesse stare con se stessa nemmeno cinque minuti.

    Sarà che Lee fa parlare, raccatta randagi che siano animali o persone, si addossa il peso del dolore altrui ma non sfoga mai nulla del suo. 
Se c'è una cosa che ho imparato è che, in questo maledettissimo Verse, nessuno è privo di cicatrici o ferite più o meno aperte. Nessuno è immune. Persino chi si lamenta della "noia della vita", in realtà dimostra il suo malessere in una società che gli va stretta facendogli perdere ciò che significa la vera libertà: scegliere indipendentemente dalle conseguenze.

Stamattina mi sono svegliata con la sensazione che mi abbia dato un bacio sulla testa prima di andare a dormire nel letto di Gray, ho fatto colazione osservandola dalla porta aspettando che andasse di nuovo in apnea. Non è successo. Era stravolta. Puzzava di fumo ed alcol e, l'unica cosa che volevo fare era metterla sotto l'acqua fredda, come Kevin aveva fatto a suo tempo con me.


Non vi è solitudine peggiore che quella chiassosa ed incompresa... 
o sto diventando iperprotettiva?