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lunedì 23 marzo 2015

Violence


Erano poche le volte che, come una famiglia, potevano mangiare tutti insieme. 
Sorrideva la piccola rossa guardando papà e mamma che sembravano tesi.

"Dove sei stata questa notte?"
"A lavorare...""A lavorare..." aveva ripetuto l'uomo visibilmente furioso. 


Il fracasso dei piatti che si rompevano,

"Non prendermi per il culo Eva, ti ho seguito stanotte. Lo so che ti sei visto con..con.."
"Mi stai facendo male!"

 le urla di Eva mentre la sbatteva contro la parete tenendola ferma per le braccia

"Basta bugie! Da quanto va avanti?!"
"13 anni..."

le suppliche di Zoey che, dando dei pugni sulla
 schiena del padre, cerca di proteggere sua madre.

"Lascia stare la mamma!"

L'uomo si era fermato come se avesse collegato improvvisamente tutto. Si era voltato guardando la ragazzina ancora tremante e dandole un ceffone che le aveva fatto sbattere la testa contro il muro perdendo conoscenza. 
Si era svegliata poche ore più tardi con un mal di testa atroce. Suo padre al lato del letto che le teneva la mano.

"Che...?"
"Hai sbattuto la testa."

Si era messo chinato su di lei dandogli alcuni baci sulla testa, baci gentili che erano un'infinità, dolci che erano scesi sulle guance sino a diventare strani mentre ne cercava le labbra. 
E, come se fosse scattato qualcosa nel cervello di quell'uomo, come un interruttore, così le attenzioni affettuose verso la figlia erano diventate morbose, possessive, malsane. Aveva provato a ribellarsi venendo sopraffatta dalla sua forza, non era riuscita nemmeno a gridare sconvolta, semplicemente aveva continuato a piangere guardando la crepa sul soffitto, cercando di non concentrarsi su quel dolore che le stava bruciando l'anima, rubando la sua infanzia e svuotando la sua essenza. 
Quando se n'era andato, l'aveva lasciata lì nel suo letto come una marionetta, immobile per le successive ore.  



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Il lupo stava partendo all'attacco, era stato istintivo mettersi a muro ordinando a Feng di proteggere entrambi. Era stata fermata in tempo, prima che si scannassero davanti ai suoi occhi. 
Cuore in gola, braccia e gambe tremanti, occhi spalancati che avrebbero voglia solo di piangere.
Dima Demidov ha desistito dal pestare l'uomo che ha accettato il suo caffè con il volto scoperto, l'uomo che ha difeso senza nemmeno conoscerne il nome.

"Sei talmente tanto buona Yunchang, che sembri un'ingenua."
"Probabile, per questo sono qui."

Aveva continuato a fare la forte anche se il terrore l'assale. 
E' in un mondo straniero dove la brutalità e la violenza sono all'ordine del giorno, dove le leggi dell' Alleanza non vengono prese in considerazione e il caos regna sovrano. Solo una volta dentro la sua cabina era scoppiata a piangere con Feng che tentava di leccarle la mano per consolarla. 
Il Cpad era trillato poco dopo.

"Ciao..."
"Amore...ma...stai piangendo?"

L'aveva capito solo sentendo la voce. Aveva tirato su dal naso un paio di volte mordendosi le labbra cercando di non scoppiare di nuovo.

"Mi mancate troppo."
"Torna a casa e manda qualcun altro su Clackline, sei il CEO no? Puoi farlo..."
"Non posso farlo, non questa volta."
"... Zoey...che cosa mi stai nascondendo?"

Lui sapeva.

Sapeva che c'era molto di più di "problemi di comunicazione" e "un viaggio distante e noioso" dietro a tutta quella situazione che la stava tenendo lontana da Corona troppo tempo. 

"Nulla."

Aveva sospirato dall'altra parte l'uomo.

"Va bene, quando sarai pronta a dirmelo sarò qui."
"Ti amo..."

La conversazione si era chiusa e, mentre passavano alcuni membri della squadra nel corridoio interno della Solar Wind, i passi metallici si confondevano con le loro parole.

"Hai sentito che cosa hanno detto i soldati? Nella notte una divisione dell'Esercito Indipendentista ha sfollato circa 150 abitanti della baraccata. Sembra che abbiano sparso parecchio sangue[...]"

Appoggiando la schiena alla porta era scivolata sino ad appoggiare il sedere per terra ed abbandonarsi a se stessa.