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martedì 14 ottobre 2014

La figlia bastarda di nessuno


   Ho sempre avuto il sonno leggero da che ho memoria, percepisco facilmente la presenza di qualcuno attorno a me. 
Non so a che ora sia rientrato Owen, di certo molto più tardi di quando sono andata io in camera.
Appena mi sono mossa mugugnando mentre lui si infilava sotto le coperte, l'ho sentito sussultare.
Ho aperto gli occhi e l'ho guardato mentre la luce del comodino era ancora accesa.

"Che cosa è successo?"

    Aveva cercato di raccontarmi approssimativamente o meglio, genericamente, ciò che, ultimamente, sta diventando la sua costante: attirare persone che hanno dei problemi da risolvere.

"Tu, piuttosto? Mi dici perché hai pianto o no? Perché, davvero.. io la testa sulle spalle vorrei tenerla.. sai com’è.. "

Avevo scosso la testa, cercando di fargli una carezza sulla guancia 

"Attiri persone con problemi perchè dici di avere le spalle larghe per sopportarle, ma tutti abbiamo il proprio limite e, non ti preoccupare, non è importante."

Ho mentito ma sembrava che anche lui avesse voglia di dormire, stravolto.

"Buonanotte Owie."

    M'ero rannicchiata mentre abbracciavo il cuscino su cui avevo spruzzato il profumo di Henner che m'ero portata dietro. Eravamo in due a non aver voglia di parlare e nemmeno la mattina seguente ho tirato fuori l'argomento. Cerca già sin troppo di sostenere e risolvere questioni che non gli appartengono.

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"Che cosa è successo?"
"Avrà avuto le sue ragioni per non dirtelo. Se gli vuoi bene dovresti essere felice per lui."
"Sei poi andato al matrimonio di quel dottore? Come si chiama?"
"Beauregard, si... è stata una bella cerimonia"
"Ho qualcosa da dirti, ma non è il luogo né il momento adatto. [...]"

     I visi della festa si susseguono in quello che diventa un incubo, si sveglia la rossa spalancando gli occhi che si aprono sul viso di Owen. Stringe di più il cuscino cercando una presenza in quel momento assente e si morde il labbro con forza sino a farlo sanguinare.
Le idee si sistemano nella sua testa.
Scrive qualcosa sul cpad che segna le cinque del mattino.

Mi manchi... 

Mi manchi terribilmente. E avrei bisogno di un tuo abbraccio perché sei l'unico, in questo dannatissimo Verse, che so che non cambierai da giorno a notte.Ti amo. 

Zoey

Riappoggia il cpad con lentezza sul comodino sospirando. Nella mente un solo pensiero:


*Sono solo la figlia bastarda di nessuno*